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giovedì 15 aprile 2010

HERAT

Questi primi giorni in territorio afghano trascorrono lenti e veloci allo stesso tempo. Vuoi per i turni che non danno orari di riferimento, vuoi perchè lo stare chiusi in una base tutto il giorno cambia il modo di affrontare la quotidianità, fatto sta che ormai siamo al terzo giorno di missione.

Lo sguardo cade sulla città di Herat nelle ore notturne e quello che rapisce è il silenzio, l'assoluto silenzio che ti circonda. Sembra che qui la guerra non sia mai esistita, che il mondo non sia mai esistito. Guardi le case e le immagini vuote, perchè il buio che hanno dentro non lascia pensare ad altro. Allora ti viene in mente una domanda: ma c'è vita qui? Chi è già uscito dice che ce n'è fin troppa durante il giorno. Ma la notte... La notte afghana ti fa comprendere che questa terra ha bisogno di vivere con sè stessa. Nessuno la potrà mai cambiare, nessuno potrà influire sull'essere afghano. Ci sono i cellulari, i computer, le parabole, c'è stata un'evoluzione tecnologica di secoli, in un decennio. Ma la base, la natura afghana non potrà mai cambiare.

Questo mi ha detto la notte afghana.

Flavio

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